| Complimenti ed auguri per questa nuova avventura di Stabiafans. Sono convinto, per il bene della Juve Stabia, che più se ne parli e meglio è. La comunicazione è fondamentale per avvicinare (o riavvicinare) la città alla propria squadra. Lodevoli le iniziative via internet o strettamente legate alla strada, come quella del gazebo dei tifosi in Villa. Per questo primo appuntamento con Stabiafans e vista la sosta del campionato voglio raccontarvi un aneddoto accaduto ad inizio stagione. Premetto che spesso adesso ci scambiamo delle battute e c'è un buon rapporto con mister Braglia ma.... Nel mese di luglio andai nella sede del ritiro della Juve Stabia, con la nostra troupe. Due giorni per vedere che aria si respirava, tastare e raccontare di prima mano quello che le Vespe stavano facendo a Poggibonsi. Arrivammo nell'hotel quasi ad ora di pranzo. Dopo qualche battuta con il presidente Giglio, con Amodio e Di Somma, mi si parò davanti mister Braglia. Non ci conoscevamo di persona, avevamo scambiato qualche parola solo a telefono e durante la conferenza stampa di presentazione. Ci salutammo, cercò di capire chi ero e poi tornò all'interno dell'hotel. La squadra pian piano attraversava la hall per recarsi al ristorante. All'inizio, c'era stato detto che dovevamo pranzare allo stesso orario della squadra. Ci avviammo ad entrare, mentre mi viene incontro il team manager Clemente Filippi. Mi spiega che il mister non voleva che pranzassimo insieme alla squadra. Lì per lì ci rimasi male. Pensai: “Questo ancora non ci conosce e già ce l'ha con noi”. Il presidente Giglio, come solo lui sa fare, provò a sdrammatizzare e ci disse che avrebbe pranzato insieme a noi. Ci accomodammo nella hall e dopo una mezz'oretta uscì la squadra. Pranzammo con il presidente e vi giuro che fu uno spasso. Tuttavia, quella cosa non mi era andata giù. Nel pomeriggio la Juve Stabia giocò l'amichevole con il Livorno e terminata la gara ci piazzammo proprio davanti agli spogliatoi per fare le solite interviste. Il mister rispose, ma notavo ancora un certo distacco, a mio modo di vedere inspiegabile e non riuscivo a capire. Rimasi assai deluso. Il mattino seguente cambiò lo scenario. La squadra aveva già fatto colazione e i ragazzi si dividevano tra chi parlava al cellulare, chi ascoltava musica, chi leggeva i giornali. Noi ci accomodammo nella sala del ristorante per fare colazione. All'improvviso arrivò Braglia e cominciò a parlarci. Non riuscii a trattenermi e gli chiesi: “Mister ma perchè ce l'ha con noi?”. “Ma che cazzo dici – rispose sorridendo - come faccio ad avercela con voi se neanche vi conosco?”. Allora iniziammo a parlare, scherzammo, ci fece un sacco di domande su Castellammare, sui tifosi, su quello che si pensava in città. Onestamente pensai: “E' strano, è lunatico, varia a seconda di come si sveglia o forse aveva solo bisogno di parlarci di persona prima di sciogliersi”. Tutto sommato avevamo superato il primo approccio. Intanto, finita la colazione, con la nostra auto, seguimmo il pullman della squadra che si spostava verso il campo d'allenamento. Assistemmo all'intera seduta, poi al termine ci spostammo verso gli spogliatoi per fare le interviste di rito. Intervistai qualche calciatore nel vialotto che portava dall'ingresso del campo al pullman. Poi, vidi Fumagalli che era ancora nel rettangolo di gioco. Mi avvicinai e mentre lo intervistavo passò mister Braglia che mi lanciò un occhiataccia. Dopo qualche istante arrivò il solito Clemente che mi disse: “Il mister non vuole che si entri all'interno del campo, le prossime fatele vicino al pullman”. In un momento, misi insieme tutti i pezzi del puzzle: a Braglia non disturbava la nostra presenza, ma pretendeva che in determinati luoghi ed in determinati momenti dovevano esserci solo lui, i suoi collaboratori e la squadra. La Juve Stabia, insomma. Una tesi che poi mi fu confermata qualche mese dopo. Direte, vabbè ma queste sono stupidaggini. Vi sbagliate, lì si stava iniziando a costruire qualcosa d'importante... Tiziano Valle - giornalista Metropolis
|